Malgrado il successo di un club come il Lighthouse di Howard Rumsey, i musicisti di jazz moderno conosceranno una situazione difficile alla fine degli anni ’40, dovuta soprattutto a un certo tradizionalismo dei gusti del pubblico che decreta il trionfo del Dixieland Revival. Saranno quindi costretti a trasferirsi o a operare anonimamente. Ma lo sviluppo e popolarità del jazz West Coast fanno di Los Angeles un polo essenziale della vita jazzistica. La disaffezione del pubblico nei confronti della musica nera americana negli anni ’60 costringe numerosi musicisti a rinchiudersi negli studi di registrazione. I club chiudono uno dopo l’altro: il Shelly’s Manne Hole resta l’ultimo basione del jazz live. Questo club, unico nel suo genere, ospita tutti i grandi nomi e serve da punto di riferimento a tutti coloro che, come il percussionista, non perdevano occasione di riunirsi a suonare per il solo gusto di suonare. Il jazz non aveva ancora detto l’ultima parola a Los Angeles. Di tanto in tanto appariranno orchestre dotate di alto livello tecnico come quella di Toshiko Akiyoshi e Lew Tabackin, Bob Florence, Billy Berry, Juggernaut di Frank Capp e Nat Pierce, Supersax, che conosceranno una meritata popolarità. Torneranno anche alla ribalta artisti come Bud Shank, Shorty Rogers e Bill Perkins, che si ricongiungeranno a musicisti che, come Shelly Manne, sono stati, da soli contro tutti, i custodi della fiamma. E altri ne appariranno, aperti a tutte le esperienze, finchè una pagina storica si concluderà con la chiusura, nel 1988, di uno dei club più prestigiosi, il Donte’s.
[A.T.]
Despite the success of a club like Howard Rumsey's Lighthouse, modern jazz musicians will experience a difficult situation in the late 1940s, mainly due to a certain traditionalism of the tastes of the public that decrees the triumph of the Dixieland Revival. They will, therefore, be forced to move or operate anonymously. But the development and popularity of West Coast jazz make Los Angeles an essential hub of the jazz life. The public's disaffection with American black music in the 1960s forced numerous musicians to shut themselves up in recording studios. The clubs close one after the other: the Shelly's Manne Hole remains the last bastion of live jazz. This one-of-a-kind club is home to all the big names. It serves as a point of reference for all those who never missed an opportunity to gather to play for the sole pleasure of playing, such as percussionists. Jazz still hadn't said the last word in Los Angeles. Occasionally orchestras with high technical levels will appear, such as that of Toshiko Akiyoshi and Lew Tabackin, Bob Florence, Billy Berry, Juggernaut by Frank Capp, and Nat Pierce, Supersax, who will know a deserved popularity. Artists such as Bud Shank, Shorty Rogers, and Bill Perkins will also return to the limelight, reuniting with musicians who, like Shelly Manne, were, alone against everyone, the keepers of the flame. And others will appear, open to all experiences, until a historical page ends with the closure, in 1988, of one of the most prestigious clubs, the Donte's.
[A.T.] |
AuthorMarco Girgenti Meli - Station Manager Archives
Maggio 2022
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